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Prima del jazz: Scott Joplin, “The King of Ragtime”.

Sebbene il genere musicale in sé avesse origini leggermente più antiche, è possibile definire Scott Joplin (vicino Linden?, Texas, 24 novembre 1868? – New York, 1 aprile 1917), pianista statunitense nero, in assoluto come il pioniere, la punta di diamante, il maggiore compositore e più alto contributo, nonché artefice e definitore del ragtime “classico” di riferimento per tutti i musicisti, ponendo le basi più recenti e significative – anche dal punto di vista armonico – di tutto il successivo genere più largamente definito e interpretato come jazz.  Pochi mesi dopo la sua morte viene pubblicato da Nick La Rocca il primo disco propriamente definito “jazz” della storia, meritando così, a pieno titolo, l’appellativo di “King of Ragtime”. Joplin porta in auge questo genere musicale sia per quanto riguarda la parte melodica, ritmica, compositiva e armonica, sia invece, quella più propriamente discografica, col suo stile sferzante, pittoresco, frizzante e spesso spiazzante. La sua produzione artistica è assolutamente immensa tanto qualitativamente quanto quantitativamente, ricordando e annoverando capolavori del calibro di Maple Leaf Rag, con il quale consacrò definitivamente il ragtime come icona musicale e discografica, anche perché gli fruttò, in maniera sbalorditiva, la vendita di oltre due milioni di copie – cifra nemmeno lontanamente immaginabile per l’epoca – che gli permise economicamente di troncare la stentata carriera da musicista itinerante per dedicarsi appieno all’insegnamento e alla composizione, Weeping Willow, Easy Winners, The Entertainer– quest’ultimo altro cavallo di battaglia epocale dell’artista americano- Cascades, Fig Leaf. Come ogni buona leggenda della musica i suoi primi anni e lo sviluppo del talento aleggiano ancora in un velo di mistero. Non si è certi del luogo esatto della sua nascita (comunque nei pressi della città di Linden in Texas) e nemmeno della data a dire il vero, la quale per tradizione è stata negli anni ricondotta al 24 novembre 1868, ma nel 1996 Edward Berlin, più autorevole biografo di Joplin, ha rivelato l’inesattezza di questa data, apportando nuovi e sconosciuti (fino ad allora) elementi che facciano ritenere, ad oggi, certamente più ragionevole che Scott sia nato tra il giugno 1867 e il gennaio 1868 (BERLIN 1996). Certo è, invece, che Scott nacque – come secondogenito di sei figli – da Giles Joplin, ex schiavo nero affrancato che lavorava come operaio, e da Florence Givins, che tirava su qualche modesto soldo come donna delle pulizie. Prestissimo ed estremamente precoce e talentuoso si mostra il suo incontro con lo strumento che gli donerà la fama il successo e un posto nella hall of fame della storia della musica che egli merita e gli spetta di diritto. Infatti, Dopo il 1872 la famiglia si trasferì a Texarkana, sempre in Texas. Pare che proprio lì, grazie al fatto che la madre lavorasse «nelle case di ricchi bianchi» (BERLIN 1996), ebbe le prime occasioni di vedere e suonare il pianoforte, e che la stessa, intorno al 1882, considerate le sbalorditive attitudini di suo figlio, decise di comprargliene uno. Il suo naturale talento per la musica conquistò anche il suo primissimo maestro, un insegnante di musica di origine tedesche di nome Julius Weiss, il quale gli offrì delle lezioni gratuite di piano, dandogli la possibilità di venire a conoscenza e formarsi grazie alle forme classiche della musica europea, di cui certamente un orecchio anche non esperto ma almeno attento ne riesce a cogliere le fortissime influenze nelle sue stesse composizioni, soprattutto nei primi lavori: i suoi ragtime, infatti, seppur arricchiti da melodie e accompagnamenti abbondantemente fioriti con alterazioni e nuove forme e stilemi, rimangono tutto sommato per altri aspetti – e non certamente meno importanti o detraenti di merito – nell’ambito della musica classica per quel che attiene al numero di battute, per i periodi conforme ai canoni, e le conclusioni sempre nell’accordo della tonica. In piena gioventù e forze musicali, con ora un nuovo studio e una base fortissima alle spalle, si trasferisce a Sedalia (Missouri), dove studiò composizione presso il George Smith College. Da questa alta formazione raggiunta con molti sacrifici, studio e tantissimo talento ed estro, scaturì una lunga e prosperosa carriera che fu, comunque legata a più aspetti dell’arte sempre tramite la musica, a partire dalla sua prima pubblicazione discografica nel 1898 col brano Original Rag – insieme di diversi brani già conosciuti opportunamente stilisticamente riarrangiati, sincopati e riarmonizzati, consacrando il suo stile musicale – oppure come la realizzazione addirittura di musiche per opere teatrali caso emblematico -“incubo” quello di Treemonisha, valzer e altre composizioni d’influenza classica. Ricca fu anche la sua vita privata, soprattutto di matrimoni, che però dovette arrestarsi il 1° aprile 1917 a causa della sifilide, contratta alcuni decenni prima, che manifesta i suoi sintomi soltanto un anno prima della morte, incidendo, purtroppo, moltissimo, a cause delle sue ripercussioni neurologiche anche sulle sue esecuzioni. Resta nella storia un grandissimo contributo come musicista pianista e compositore che, mai dimenticato e sempre rispettato e riverito, inonda finanche tutto il secolo successivo con la sua grandissima eco, al punto tale che a Joplin sono state dedicate rassegne, un numero consistente di suoi contributi musicali e film sulla sua stessa opera e personalità (DE STEFANO 2007, sezione Filmografia), fino alla riscoperta nel film cult del Novecento “La stangata”.

Scott Joplin al piano

Scott Joplin al piano

Scott Joplin

Scott Joplin

BIGLIOGRAFIA:

BERLIN, Edward, King of Ragtime: Scott Joplin and His Era, Oxford University Press, Oxford Gennaio 1996 (ISBN 0-19-510108-1).

DE STEFANO, Gildo, Storia del ragtime: origini, evoluzione, tecnica 1880-1980, Marsilio Editori, Venezia 1984 (ISBN 88-317-4984-6).

DE STEFANO, Gildo, Ragtime, Jazz & dintorni: la musica sincopata da Scott Joplin al Terzo Millennio, Sugarco Edizioni, Milano 2007 (ISBN 88-7198-532-X).

Per ascoltare clicca di seguito:

MAPLE LEAF RAG

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Sono maschio, ho un naso due occhi e una bocca. Quello che vale è la mia idea: «la vita senza la musica sarebbe un errore» (F. Nietzsche), giacché essa dal punto di vista culturale e umano è una necessità non solo psicologica, ma anche fisica e naturale, visto che tutto ha un suono e una frequenza (anche lo spazio vuoto), e io voglio suonare insieme a questo tutto.

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