Carlos Henrique Raposo: il truffatore del calcio.

Share:
Ti piace questo articolo?

Immaginate di realizzare il sogno di diventare un calciatore professionista. Immaginate di potervi permettere tutti i lussi di una star tra donne, Champagne, notti brave e notorietà. Immaginate una carriera lunga vent’anni divisa tra 11 squadre diverse in Europa, Sud-America e Stati Uniti. Poi immaginate di realizzare tutto questo senza sapere nemmeno com’è fatto un pallone. Signore e signori, vi presentiamo Carlos Henrique Raposo, anche se noi preferiamo chiamarlo semplicemente “genio“.

ng1524917

Un giorno Carlos ebbe un’idea: frequentare i locali di Rio in cui avrebbe potuto incontrare i calciatori “veri” e farseli amici per poi chiedere di mettere una buona parola per un contratto da professionista. Un pensiero folle e privo di logica per chiunque, ma non per lui. Così, una volta trovato il coraggio e dei vestiti eleganti prestati da un amico, entrò nel primo locale, poi nel secondo e così via fino a stringere amicizia con giocatori del calibro di Rocha, Renato Gaucho, Romario ed Edmundo, tutti incredibilmente stregati dal suo fascino unico; non a caso arriva il primo contratto: a soli 20 anni Carlos è un giocatore del Botafogo. La domanda sorge spontanea: se non sapeva giocare, come hanno fatto gli allenatori di 11 squadre (e che squadre!) a offrirgli un contratto, garantendogli uno stipendio da professionista per 20 anni?

20140207-1055021

Ecco, ora capirete perché lo consideriamo un genio. Carlos, grazie alle amicizie maturate con i giocatori e al suofenomenale modo di fare (si diceva che in cinque minuti potesse convincerti di qualsiasi cosa, anche di essere un calciatore), si faceva inserire come contropartita tecnica ad ogni trasferimento di un amico, chiedendo un contratto onesto senza pesare troppo sulle casse del club, ma garantendosi comunque un tenore di vita di tutto rispetto. Ai primi allenamenti si presentava dicendo di essere fuori forma, passando quindi le prime due settimane a correre intorno al campo seguendo un programma creato da un suo fantomatico personal trainer.Una volta entrato in forma, il “Kaiser” (così era soprannominato) chiedeva ad un compagno di fargli un’entrataccia in partitella o fingeva un infortunio. Siamo negli anni ’70-’80, quindi uno strappo era difficile da rilevare. Come faceva a farla franca? Semplice, i compagni di squadra lo coprivano perché riusciva sempre a portargli qualche donna di facili costumi in hotel eludendo la sicurezza con il suo charme, mentre i medici redigevano falsi referti in cambio di qualche mazzetta. Non stupitevi se in 20 anni di carriera ha collezionato solo 34 presenze.

raposo-articolo2

Appena le società iniziavano a indispettirsi, Carlos faceva un giro di chiamate tra gli amici calciatori e alla prima finestra di mercato si accasava in un’altra squadra, mettendo in scena sempre lo stesso teatrino. Qui rientrava in scena la genialità del personaggio: grazie ai suoi “ganci” era riuscito ad entrare in contatto con diverse testate giornalistiche, le quali dietro lauti compensi lo celebravano come grande colpo di mercato, fenomeno, goleador, un giornale arriverà addirittura a titolare “Il Bangu ha già il suo Re: Carlos Kaiser” (chiuderà quell’avventura con 8 minuti giocati). Tutti contenti: la società faceva bella figura davanti ai tifosi, il giornalista intascava un extra niente male e Carlos era in una nuova città a “scroccare” stipendi da favola.

carlos-henrique-raposo-el-ms-grande-estafador-de-la-historia-del-ftbol-body-image-1440510167

Nell’ambiente i giocatori sapevano che il “Kaiser” in realtà non era un vero calciatore, ma gli volevano tutti bene.
Sarà per la sua simpatia o per il fatto che, tre giorni prima della partita, affittava camere per dieci donne nell’albergo in cui avrebbe soggiornato la squadra, in modo che anziché scappare di nascosto lui e i suoi compagni potessero semplicemente scendere le scale per divertirsi. Carlos Henrique Raposo chiuderà la sua carriera nel Guarany de Camaquã, a 40 anni, con un bel conto in banca e diverse bugie sulle spalle. Genio, mago della truffa o un po’ tutti e due?


Ti piace questo articolo?

Previous Article

I racconti di Odd: L’uomo Granchio

Next Article

Racconti: Sognando il Cigno di Utrecht – II Parte

Ti potrebbe interessare