Il fan dell’horror che abbia un minimo di intelligenza, cultura e discernimento deve prepararsi a una vita di frustrazione e sacrificio. L’horror, infatti – più ancora dell’action, più ancora di qualunque altro genere che faccia inarcare un sopracciglio a Ozpetek e al suo pubblico – è per eccellenza una discarica spettatoriale, frequentata in larga parte da una gamma di pubblico che va da “capellone scheletrico e ossessivo che odora di scantinato e confonde la capacità di giudizio critico con la capacità di elencare filologicamente ogni slasher mai prodotto” a “branco di scimmie brianzole sedicenni che s’infilano in un multisala a lanciare popcorn contro qualunque film nella cui locandina compaia un coltello”. Quale genere di film trova quasi sempre uno sbocco in sala anche nel caso di sottoprodotti, ennesimi sequel, o puttanatelle a basso budget e zero idee?
Quale genere di film girano i ragazzini (o, peggio, i giovani cineasti autodidatti) non appena si ritrovano una telecamera in mano? È un caso che, quelle rare volte in cui un grande regista si dà all’horror, la critica parli sempre di “incursione”? No: come il porno, l’horror punta allo stimolo di sensazioni primarie – le quali, in quanto primarie, non prevedono selezione all’ingresso. È come alla visita militare: ti ritrovi circondato da gente che mai nella vita avresti immaginato esistesse per davvero – montanari spaesati, camorristi in erba, ceffi allucinanti, freak, fascistelli paonazzi e, a perdita d’occhio, un uniforme 90% di pacifica, assoluta medio-bassezza. Col pubblico dell’horror, uguale; e anche la fascia di età è più o meno la stessa.
L’avvento della novità di “internet” ha reso evidente, e moltiplicato esponenzialmente, questo fenomeno. Ciao, ho un computer, un modem, una cameretta piena di BluRay, gusti di merda e nessuna capacità di giudizio; mi sento un critico perché dico che un film “è fatto bene”, la regia è “pazzesca” (a un certo punto c’è un’inquadratura obliqua) e gli effetti gore sono realistici. Secondo voi, aprirò un sito di cinema dedicato a quale genere cinematografico? Vi do un aiutino: alla fine di ogni recensione metterò un giudizio espresso in teschietti, da uno a cinque. È raro che dia meno di tre teschietti a un film. Basta che ci sia tanto sangue e che la regia sia pazzesca. Il succo del mio discorso non è tanto «oh noes, la critica parruccona guarda l’horror dall’alto in basso e non gli dà la giusta dignità»; il che è verissimo, per carità, ma il mio punto è un altro, e non m’importa quanto suoni snob: secondo me una parte della colpa dello stigma che affligge l’horror ce l’hanno proprio gli appassionati di horror. Che sono tanto cari, chi lo nega, ma spesso, spessissimo, tanto scemoni. Tanto a digiuno di qualsiasi altra forma di cinema che non sia l’horror. Tanto sgrammaticati. È vero o no? Già. A questa tipologia di fan daremo il nome di DAVIDONE.
Nurse 3D è un esempio lampante di horror fatto e pensato per i Davidoni. E la colpa è tanto di chi un film del genere lo scrive e lo gira, quanto dei Davidoni. La trama di Nurse 3D: Paz De La Huerta è senza mutande, Paz De La Huerta ammazza la gente. Il primo elemento costituisce il solo e unico selling point del film; il secondo serve per allungare la durata a un’ora e venticinque. Entrambi hanno la funzione di allettare i Davidoni. Andiamo con ordine: Paz senza mutande. Che Nurse 3D fosse un film costruito unicamente sulle pudenda De La Huerta era intuibile già dai (bei) poster che avevano iniziato a girare un anno fa e ritraevano esattamente quello.
L’unica utilità di un film del genere, così scopertamente rivolto a un pubblico di merda (e non ci sono attenuanti che tengano, amatorialità, mancanza di soldi, niente: questa è una produzione di livello più che medio, con un paio di attricette di nome e qualche tristecameo) l’unica utilità, dicevo, è la speranza che possa aprire gli occhi a tutti, Davidoni e non. E spinga tutti a pretendere di meglio. Vedere Nurse 3D è come mettersi gli occhiali di Essi vivono e leggere, dappertutto, le scritte PASSERA, SANGUE, PASSERA, BEVITI TUTTO, SANGUE, SANGUE, PASSERA, PRETENDI TRAME SEMPRE UGUALI, NON GIUDICARE, SANGUE, MANTIENI GUSTI MEDIOCRI, PASSERA, PIACERE LA FIGA TIRARE UNA RIGA, PASSERA e ACCONTENTATI DI FILM BRUTTI. Ebbene, no. Siamo venuti al cinema per sgranocchiare popcorn e vedere uno slasher fatto con rispetto. E guarda un po’, abbiamo finito i popcorn.
Fonte: http://www.i400calci.com/