Maladolescenza

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Laura e Fabrizio si incontrano di nuovo dopo un anno di scuola per passare le ferie insieme. Rispetto all’anno precedente qualcosa è cambiato: i due hanno voglia di fare sesso. Però Fabrizio è un po’ svarionato e più che approfittare della devozione di Laura che per lui è disposta a fare di tutto, si perde in giochetti sadici. La cosa peggiora quando si unisce al duo la perfida Silvia, una bambina bionda tanto “bella” quanto balorda. Fabrizio e Silvia si uniscono e maltrattano ripetutamente Laura. Fabrizio diventa sempre più inquieto e non accetta che il termine dell’estate equivalga all’abbandono di quel luogo di felicità.



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La frase dal film: “Siamo arrossiti insieme e io ho pensato di colpo che mi sarebbe piaciuto essere più grande, ma non ho capito perché.

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Vorrei sapere chi mai si è bevuto la storia che questo film potesse avere qualche velleità arthouse. Maladolescenza di Pier Giuseppe Murgia (scrittore sardo alla sua opera prima che in futuro sarà il regista di programmi quali Chi l’ha visto?), girato in Boemia per aggirare la censura è, fuor di metafora, una vera stronzata di cattivo gusto e se si salva dalla pattumiera è solo per “premiare” una certa qualità tecnica, una discreta colonna sonora e lo sforzo dei tre ragazzini di recitare in un modo decente; cosa che accade raramente, comunque. Il tutto dovrebbe essere una fiaba metaforica sulla difficoltà di abbandonare l’adolescenza, sullo scivolamento dall’innocenza al sesso e quindi all’età adulta e quindi alla morte (eros e tanathos, grazie Murgia, una vera novità…).

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Il bosco come contenitore rassicurante avulso dallo spazio/tempo, la mancanza degli adulti, il cane come sibolo di una vis istintiva, i serpenti che percorrono il corpo come il peccato che si va insinuando fra i bambini: che deliziosa ed originale poetica! Ci si mettono anche nomi come Barbara Alberti ai dialoghi ad elevare lo spessore della pellicola. Benone. Poi qualcuno mi spiegherà quale significato ellittico dovrei scorgere nella povera Ionesco (fin da piccola messa davanti alla macchina fotografica di mamma Irina per fare delle “belle” foto erotiche) che cavalca il prepubescente Loeb, si sbatte a destra e a manca e mostra generosa la vulva alla telecamera. A 12 anni. Tutto si può dire fuorché io sia un bacchettone e non potrebbe essere altrimenti dal momento che gestisco un sito che tratta i film dell’eccesso. Qui però siamo di fronte all’exploitation più bieco tanto più esploitativo e bieco perché si veste da cinema d’arte.

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Raccontare l’adolescenza e gli eventuali drammi di essa mostrando a più riprese bambini nudi che si toccano, si seviziano, poi si spogliano e si rilassano con un po’ di sesso orale è un vero mezzuccio squallido che probabilmente molti pedofili conoscono e adoperano a menadito. E lo dico da persona non propriamente sprovveduta in ambito psicologico. La mancanza di dialoghi incisivi, gli insensati squilibri del ragazzino (a partire da una capigliatura impietosa), la scelta di ciò che dovrebbe essere erotico (la bambina che fa pipì… ma ti prego!) e di ciò che dovrebbe essere crudele (uccidere un merlo… in un film come questo mancava solo la violenza sugli animali) dimostrano come, alla fine, ciò che stava davvero “a cuore” era solamente elicitare i pruriti di un certo tipo di pubblico. Se poi Murgia aveva in mente altre cose allora ha davvero fatto un pessimo lavoro. Mai mi era successo di sentirmi a disagio guardando un film ma se permettete, stare a guardare un ragazzino che succhia i capezzoli di una dodicenne con le mutandine abbassate è una cosa alla quale, fortunatamente, mi sento poco avvezzo. Se tutto ciò non vi crea disagio allora forse Maladolescenza è il film che fa per voi. Che poi, tolto il disagio, quello che resta è di una noia abissale.

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Fonte: http://www.exxagon.it

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