Il film horror ad episodi stracult degli anni 80: Creepshow!

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Creepshow




Father’s Day (La festa del papà): una famiglia di ricchi si riunisce per onorare il patriarca morto che tutti odiavano. Il vecchio esce dalla tomba e si vendica. The lonesome death of Jordy Verrill (La solitaria morte di Jordy Verrill): un redneck va a mettere il naso vicino ad un cratere formatosi per l’impatto di un oggetto caduto dal cielo sulla terra. Finirà male. Something to tide you over (Qualcosa per sommergerti): un malefico Leslie Nielsen si vendica dell’infedeltà della moglie. Infosserà la donna e l’amante sulla battigia aspettando che la marea salga. Moriranno e torneranno. The Crate (La Cassa): Due professori scoprono una cassa nascosta nello scantinato dell’università. Dentro sembra esserci una famelica belva. Uno dei due approfitterà dell’occasione per sistemare una volta per tutte la moglie. They’re creeping up on you (Stanno strisciando su di te): Un riccone ossessionato dall’igiene vive in un attico ultrasterilizzato. Forse non abbastanza.

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La frase dal film: “Voglio la mia torta!





Antologia horror che per vari motivi è rimasta impressa nella memoria di tutti coloro che negli anni ’80 avevano un’età utile per guardare i gioiosi film horror di quel periodo. Creepshow è una collaborazione fra Romero e King (e Tom Savini agli effetti e in una particina alla fine come netturbino) ed entrambi si ispirano, per questo gioco colorato al gusto di black-comedy, ai fumetti della E.C Comics degli anni ’50 (le strisce di Bill Gain che a suo tempo fecero discutere) ed anche ad un certo cinema della stessa decade. Tutto il film è tenuto insiema dalla piccola storia di Bill che vorrebbe leggere il fumetto horror ma viene beccato dal padre che glielo getta; Bill si vendicherà. Ogni episodio è presentato dalla voce fuori campo dello zio Creepy che in Italia ebbe fama con il nome di Zio Tibia. Il film ha pregi e difetti tipici delle produzioni horror di quel periodo: molto intrattenimento, battute e strizzatine d’occhio al pubblico dei teenagers, poca sostanza reale e qualche effettuccio splatter. Rivisto ai nostri tempi in effetti Creepshow perde molto del suo smalto e mostra tutti gli anni che ha sulle spalle ma rimane comunque un’operazione ben riuscita e piacevole da rivedere forse e soprattutto per la sua leggerezza. Di certo, fra i film horror ad episodi, è più riuscito di Body Bags di Carpenter che è di molto successivo (1993). Ognuno può preferire un episodio come un altro eppure l’ultimo episodio è davvero memorabile, mettendo in scena uno degli incubi più terribili. Nota: per gli scarafaggi furono usati un sacco di gusci di pistacchi colorati di nero… ma molti altri erano veri, fatti venire direttamente dal Messico! Insomma: in bilico fra il serio ed il faceto, fra la baracconata scanzonata ed il gore, fra l’operazione commerciale ed il tocco artistico, questo Creepshow è qualcosa che per tutti gli appassionati di horror “di una certa età” ha voluto dire qualcosa e che probabilmente alla nuova generazione potrebbe sembrare una filmetto puerile. Mi sta benissimo.

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Seguito nel 1987 da Creepshow 2 e nel 1990 da I delitti del gatto nero (Tales from the Darkside: The Movie), un film derivato da una serie televisiva curata da Romero e definita dall’effettista Savini il vero ‘Creepshow 3’; puntualizzazione quanto mai necessaria visto il comparire nel 2006 dell’apocrifo Creepshow 3 in cui nessuno degli originali maestri del brivido ha lavorato.

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Curiosità:

Il bambino appassionato lettore dei fumetti horror che si vede all’inizio del film è Joe King, il figlio di Stephen.

Come vermi negli occhi del cadavere del primo episodio (la festa del papà) furono usati dei Rice Krispies (riso soffiato).

Il posacenere della prima storia appare sul set di tutte e 5 le altre storie.

Un segnale stradale che indica “Castle Rock” appare alla fine del secondo episodio. Quel nome è un marchio di fabbrica di Stephen King per indicare una città fittizia.

Il nomignolo con cui si chiamava il mostro della Cassa sul set era “Fluffy”. Il suo creatore, Tom Savini, è lo spazzino che si vede alla fine del film.

Inizialmente il miliardario Upson Pratt dell’ultimo episodio l’avrebbe dovuto fare Max von Sydow.

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