Gli autori di un anno politico di porcate travestite da emendamenti o ddl, i senatori che mimano i gesti sessisti, le nuove stelline renziane e i mitici bersaniani: da Antonio Azzollini a Roberto Cociancich, Sergio Boccadutri e Anna Ascani. Ogni anno politico che va via ha i suoi peones da ricordare. Parlamentari che d’improvviso diventano eroi per un giorno, ma non per caso. Nel caso italiano, dopo l’era degli avvocaticchi sconosciuti delle leggi ad personam di Berlusconi, il menù del 2015 è vario: senatori del Pd che scrivono porcate travestite da emendamenti oppure senatori ex berlusconiani salvati dall’arresto o che fanno gesti sessisti.
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Roberto Cociancich – L’ultimo giorno di settembre, il sarcasmo di Paolo Romani, capogruppo forzista a Palazzo Madama, ha rasentato il genio. Esordì in aula leggendo la biografia ufficiale del senatore Roberto Cociancich del Pd e chiosò: “Senatore Roberto Giuseppe Guido Cociancich alzi la mano così la riconosciamo”. A sua volta, anche Cociancich aveva manifestato del genio, seppur del male. Un emendamento che in un colpo salvava l’articolo 1 delle riforme costituzionali da ben 19 voti segreti e da decine di milioni di emendamenti calderoliani. In realtà alcuni dubbi sul testo Cociancich (di chi la paternità?), non sono mai stati svelati. L’ex montiano Di Maggio definì il collega del Pd come un fervente “jihadista della maggioranza”.
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Sergio Boccadutri – Sempre al Senato, tornato luogo di feroce pugna partitica, a metà ottobre i grillini hanno accolto il premier Matteo Renzi con la gigantesca riproduzione di una carta di credito. Sopra, c’era scritto: “Boccadutri card”. Dal nome di un deputato siciliano del Pd, con un passato da tesoriere della vendoliana Sel. Sergio Boccadutri è finito in prima pagina sui giornali per un ddl che restituisce 45,5 milioni di soldi pubblici ai partiti, per il biennio 2013-2014.
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Giuseppe Lauricella – Deputato della minoranza del Pd, grandissimo esperto di leggi elettorali. Ciclicamente il nome di Lauricella diventa dirompente. Nel caso dell’Italicum ha messo a rischio più di una volta la legge renziana. L’ultima, con un testo per abolire il ballottaggio, passato alla cronaca come la “clausola anti Movimento 5 Stelle”.
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Miguel Gotor – Lo storico Miguel Gotor, senatore dal 2013, non è proprio una meteora. Il suo pensiero saldo e denso è un pilastro della minoranza del Pd. Epperò, quel provocatore di Vincenzo De Luca, governatore campano, lo ha ridotto a peone con una memorabile perfomance tv. A chi gli chiedeva delle critiche di Gotor, De Luca rispose, arrotando la erre finale all’infinito: “Gotorrrrrrrrrrrr. Pensavo fosse un ballerino di flamenco, un tanguero. Gotorrrrrrrrrrrrrrrr”.
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Gaetano Piepoli – Il tormentone, durato due anni e mezzo, dell’elezione dei giudici della Consulta ha gettato nella mischia nomi mai sentiti prima e destinati a diventare familiari dopo cinque minuti, a furia di andare in giro a chiedere notizie. Così è stato anche per Gaetano Piepoli, deputato di una microfazione centrista che fa capo a Lorenzo Dellai, ex sindaco di Trento ed ex montiano. In un primo momento qualcuno pensava che fosse il più noto sondaggista a essere candidato. Invece, Gaetano Piepoli esiste sul serio.