Sono i “cold case” più famosi della storia, eppure in molti non conoscono i dettagli degli efferati omicidi di Jack lo Squartatore. Ha raccontato la sua storia Fanwave.it, il sito per gli amanti dei misteri.
Probabilmente non sapremo mai chi fosse il serial killer che nella Londra vittoriana uccise tagliando loro la gola e poi mutilandone orribilmente il cadavere almeno cinque donne, accomunate dall’essere divorziate, separate o comunque abbandonate dal loro precedente marito o compagno e quindi ridotte in stato di povertà e divenute anche per questo prostitute.
Le lettere di Jack lo squartatore
Escludendo alcune tra le teorie più disparate emerse in questi anni, pochi sono tuttora gli indizi per far luce sui delitti, alcuni dei quali per di più da lungo tempo spariti come alcune lettere che “Jack” scrisse nel 1888 (furono tre in tutto, rispetto a centinaia di messaggi sicuramente falsi pervenuti alla polizia) e inviò a diversi destinatari.
La prima, la “lettera al direttore”, venne inizialmente ritenuta un falso solo per essere attribuita all’omicida dopo il “doppio evento”.
La seconda, la cartolina da “Saucy Jack”, e la terza, la “lettera dall’Inferno”, sparirono dagli archivi di Scotland Yard senza lasciare traccia poco tempo dopo i delitti ed è tuttora ignoto chi le possa aver sottratte e che fine abbiano fatto.
Solo la “lettera al direttore” venne rispedita anonimamente alla polizia nel 1988, si ritiene dai discendendi di chi compì il furto.
Furono cinque o otto le vittime?
Accanto alle cinque vittime “canoniche” (Mary Ann Nichols, Annie Chapmanm, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e Mary Jane Kelly), vi sono poi stati una serie di altri delitti in gran parte attribuiti a emultori del serial killer.
Per tre di questi (l’omicidio di Martha Tabram, quello di Alice McKenzie e quello di Frances Coles) non è tuttavia mai stata esclusa la possibilità che a colpire sia stato Jack, anzi il primo profiler a interessarsi del caso, il dottor Thomas Bond, ritenne che Alice McKenzie potesse essere certamente ritenuta la sesta vittima del serial killer londinese.
Visto che il principale sospettato di essere Jack fu l’immigrato polacco Aaron Kosminsky, un barbiere dal carattere violento e con evidenti turbi mentali ricoverato nel febbraio 1891 al manicomio di Colney Hatch, dove rimase all’incirca per tre anni prima di essere trasferito, nell’aprile 1894, al manicomio di Leavesden (dove visse altri 25 prima di morire il 24 marzo 1919), l’ipotesi è ancora oggi verosimile.
Società crudele verso donne e bambini
Quello che è certo è che la Londra vittoriana era un ambiente terribile per bambini e donne sole e in gravi difficoltà economiche, del tutto prive di qualsiasi possibilità di riscatto sociale ed esposte alla violenza di una società che tendeva a ritenere la prostituzione una “giusta punizione” per donne così peccaminose da aver abbandonato il marito (o aver indotto il marito ad abbandonarle) anche a causa dell’immorale piacere che esse, si riteneva, provavano dall’attività sessuale che esercitavano a pagamento.
Da ricordare come l’età legale per il consenso sessuale all’epoca dei delitti di Jack lo Squartatore fosse stata elevata a 16 anni da pochi anni (dal 1885), rispetto al precedente limite di 13 anni (a sua volta istituito nel 1875 in sostituzione di quello fino ad allora fissato a 12 anni) e che le prostitute più apprezzate fossero le vergini, cosa che dette luogo ad autentiche compravendite di bambine (e bambini), nonché a un elevato numero di rapimento di minorenni.
Insomma, per quanto crudele Jack lo Squartatore era perfettamente inserito nella Londra vittoriana (del resto perfettamente descritta dai romanzi di Charles Dickens); forse anche per questo non venne mai scoperto ma anzi in qualche modo mitizzato, mentre molte delle sue vittime finirono in tombe comuni, senza ottenere neppure da morte una qualsiasi forma di riparazione dei torti subiti da una società meschina e crudele contro donne e bambini.
Fonte: Fanwave
Link alla fonte: Jack lo Squartatore, emblema della Londra vittoriana