Sopravvissuta ad Auschwitz adotta il nipote di un comandante delle SS

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È una storia che va oltre ogni immaginazione quella di Eva Mozes. Una storia che andrebbe ricordata ogni anno nel giorno della memoria. Eva Mozes, infatti, è un’ebrea sopravvissuta all’Olocausto. Quando aveva 10 anni venne trasportata nel campo di concentramento di Aushwitz con tutta la sua famiglia. Lei e la sua gemella, Miriam, furono costrette a subire gli esperimenti dell’angelo della morte, Josef Mengele, medico del campo ed autore di atroci sevizie sui prigionieri da lui giustificate con sedicenti scopi di “ricerca scientifica”. Le due gemelle, sopravvissute al campo di concentramento, decisero di trasferirsi negli Stati Uniti. Decenni dopo la fine della seconda guerra mondiale, Eva Mozes ha ricevuto una e-mail da Rainer Hoss, nipote di Rudolf Hoss, comandante nazista che aveva supervisionato gli omicidi di circa 1 milione di persone ad Auschwitz. La donna è stata immediatamente colpita dall’ “estrema intelligenza” del mittente. Egli ha rotto ogni rapporto con la famiglia d’origine nel 1985, dedicandosi ad educare le nuove generazioni su come «riconoscere e sconfiggere il Male del nazismo». Solo nel 2014 Rainer Hoss ha parlato in oltre 70 scuole tedesche. Spinto dal senso di colpa per i crimini commessi dalla sua famiglia, Rainer Hoss ha chiesto alla donna, ormai ottantenne, di divenire la sua nonna adottiva. “Sono orgogliosa di essere sua nonna – spiega la donna che colpita dal gesto ha accettato la richiesta – Lo ammiro e gli voglio bene: aveva bisogno di quell’amore che la sua famiglia non gli ha mai dato”. Rainer Hoss ha dichiarato che non riusciva a sopportare il clima della sua famiglia d’origine nella quale vigeva una vera e propria dittatura, nella quale il nonno era da ammirare come un eroe mentre per lui era una croce. Eva Mozes ha infine voluto lanciare un messaggio: “Le persone che in diverse parti del mondo si chiamano nonna e nipote sono in grado di dare un segno di speranza”.

A cura di Giuseppe A. Esposito


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