L’esercizio del dubbio: la fiducia è cosa rara?

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Il dubbio o la fiducia che hai nel prossimo sono strettamente connessi con i dubbi e la fiducia che hai in te stesso.




La fiducia non si acquista per mezzo della forza e neppure si ottiene con le sole dichiarazioni, bisogna meritarla con gesti e fatti concreti. L’uomo diffida per sua natura, quindi il sentimento in oggetto questa settimana è riferibile alla misura delle nostre aspettative nei confronti del comportamento altrui. Siamo umani e per questo imperfetti, furbi e opportunisti anche quando non pensiamo di esserlo: di solito, ci fidiamo di qualcuno quando possiamo trarre vantaggio, e solo per questo siamo disposti a correre il potenziale rischio; quindi, nella maggior parte dei casi, diamo fiducia perché ci aspettiamo qualcosa di buono dall’altro, ma non ne siamo certi. Tuttavia le cose che sappiamo (il carico cognitivo) e quelle che sentiamo (carico emotivo) sono qualcosa di più di una mera speranza, quindi dopo aver fatto una sintetica ricognizione dei costi e dei benefici futuri, abbandonando le esitazioni, ci inoltriamo nel rapporto fiduciario.

Modesti sono coloro che hanno una tranquilla fiducia in sé stessi.

In sociologia si suole distinguere, all’interno di questo sentimento morale che permea l’ordine sociale, almeno tre tipi di fiducia:
  • la fiducia sistemica o istituzionale: ossia quella che gli attori sociali ripongono verso l’organizzazione naturale e sociale;
  • la fiducia personale o interpersonale: quella che gli attori rivolgono agli altri attori sociali;
  • l’autoreferenza: quella che ognuno ripone in se stesso.

In Italia la fiducia «sistemica» ha raggiunto un minimo storico, quindi le nuove generazioni cresceranno in un clima di profondo scetticismo, sopratutto sentendo dai social, dai media e dalle persone determinanti per la loro formazione (genitori, insegnanti, amici) dibattere con profondo disamore e sfiducia della nostra classe dirigente. La fiducia degli italiani verso la politica è in caduta libera: nel 2005 si fidava delle istituzioni (Stato, Comune, Regione, Unione Europea, presidente della Repubblica, partiti e Parlamento) in media il 41% della popolazione; oggi questa percentuale si è quasi dimezzata, scendendo al 24% (da sondaggi Demos realizzati per il quotidiano “La Repubblica”).

 La questione morale esiste da tempo ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale, perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, l’effettiva governabilità del paese e la tenuta dello stato democratico.





La fiducia «interpersonale» è sempre stata cosa complicata perché certamente ognuno di noi sarà stato deluso da qualcuno, ma non per questo tutti perdono fiducia nel genere umano. Tuttavia molte persone che hanno avuto brutte esperienze con gli altri non solo restano deluse, ma diventano anche molto diffidenti e possono sviluppare un atteggiamento ostile verso il mondo. Non è semplicissimo, ma, se ci fidiamo di noi, crediamo nella nostra capacità di affrontare i problemi che ci si presenteranno e avremo la fiducia necessaria per affrontare la nostra vita: se io sono convinto che ce la posso fare, qualunque cosa accada, sarò più predisposto ad avere fiducia anche negli altri.

 La fiducia nella bontà altrui è una notevole testimonianza della propria bontà.

L’«autoreferenza» è il proprio livello di autostima, la cognizione del proprio essere che nasce da un confronto fra sé e il mondo circostante: se il confronto è errato, errate sono le conclusioni. L’autostima può venire dal dentro di sé o dal fuori di sé; oggi purtroppo si tende a farla provenire dal fuori di sé, attraverso la chimera del successo, visto sotto le sue innumerevoli forme: ricchezza, carriera, prestigio, vittoria.

 La fiducia in me stesso, nelle mie qualità, in quello che posso fare, mi accompagna durante la settimana e durante l’anno.

Siamo tutti bugiardi, questo è assodato. Si comincia a mentire prima dei tre anni e più si è intelligenti, più precoci ci si rivela quanto a capacità di raccontare frottole e addomesticare la realtà. Si insulta qualcuno definendolo «bugiardo nato», ma quanto a noi pretendiamo che le nostre menzogne siano sempre declassificate in bugie necessarie, innocue e dunque “bianche”. Non esistono confini netti e sicuri a separare le menzogne perverse da quelle innocenti; l’unico dato certo è che i rapporti sociali si nutrono abitualmente di bugie (anche pietose) e che, sovente, esse servono a mantenere in piedi relazioni e famiglie, legami affettivi e rapporti di lavoro.
A mio dire, per la nostra normale e naturale inclinazione alla menzogna, non siamo degni di fiducia e molto spesso anche quella che nutriamo nei nostri confronti è falsata da giudizi esterni legati a persone che hanno tutti gli interessi ad adularci. La fiducia, come l’amore ed altri sentimenti complicati, è un’ambizione irraggiungibile, che può essere sfiorata ma non compresa e mantenuta in pieno e per lungo tempo, ma sarebbe peccato mortale smettere di provare a perseguirla.
La fiducia è un sentimento, come già detto, difficile e allo stesso tempo necessario: quasi mai diamo o riceviamo fiducia sincera e disinteressata, ma l’importante è non smettere, perché a mio dire la fiducia è strettamente connessa alla speranza. Oggi, soprattutto noi giovani ereditieri di un mondo a pezzi e in crisi di valori, necessitiamo di tanta speranza per poter migliorare e ripartire. Nella speranza di avere altro spazio per poter continuare a parlare con voi, fidatevi di me: alla prossima, ciao.

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