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Diari a Luci Rosse da Amsterdam

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Chi non conosce il Red Light District di Amsterdam? Le storie sul celebre quartiere a luci rosse si sprecano, soprattutto tra i più giovani, che da sempre guardano con una punta di invidia e ammirazione i coetanei che sono già stati nella capitale dei Paesi Bassi e hanno potuto toccare con mano il De Wallen (è questo il nome del quartiere, ndr) e tutte le sue attrazioni, dalle famose ragazze in vetrina ai sexy shop, ai peep show al museo del sesso.

IL DIARIO – Ognuno ha la sua storia da raccontare, più o meno romanzata ma, come sempre accade in questi casi, sono in pochi a conoscere la verità. Tra questi c’è di sicuro qualche curioso che è già capitato su “The Amsterdam Diaries”, un blog oramai piuttosto celebre dove l’autore racconta le sue esperienze nel Red Light District. Di primo acchito, potrebbe sembrare che si tratta dell’ennesimo portale a tema erotico dove poter leggiucchiare qualche racconto spinto e vedere qualche foto porno ma in realtà è molto di più. Il blogger infatti non si limita a parlare di atti e pratiche più o meno strane ma cerca anche di tracciare una sorta di storia della prostituzione, esprimendo pareri di carattere politico e sociologico. Recentemente, l’autore si è raccontato in un’intervista al magazine online Vice, in cui spiega perché ha iniziato a frequentare il quartiere a luci rosse e perché ha deciso di aprire il blog.

AL DI LA’ DEL SENTIMENTO – Uomo di ceto medio, laureato in Scienze Politiche e con un buon lavoro, il blogger rivela di aver iniziato a frequentare prostitute quasi per caso, in seguito al divorzio e di lì a recarsi ad Amsterdam il passo è stato breve. L’autore racconta di non aver mai cercato una nuova relazione stabile con un’altra donna, sebbene in più di una occasione si sia affezionato fin troppo ad una lavoratrice del sesso e parli addirittura di “fidanzamento”. “Le ragazze che vedo regolarmente sono quelle che mi piacciono. Mi piace la loro compagnia. Sono interessato a loro come personespiega a Vice “Non sono come i membri delle società di soccorso, che si limitano ad etichettare le prostitute come “Persone distrutte che hanno bisogno di essere salvate”. Per me, sono persone vere che meritano rispetto”.“The Amsterdam Diaries” è poi nato dall’esigenza di trasformare in qualche maniera il groviglio di emozioni e sensazioni che l’uomo aveva in testa. Un esigenza che si è tramutata in un blog che è diventato forse “la ricerca più accuratamente documentata sulla transazione e la relazione tra prostituta e cliente”, come lo definisce il suo autore e che attualmente raccoglie circa 100.000 visitatori al mese, cifra non da poco.

STORIE E CONNESSIONI – Ogni esperienza è raccontata sotto forma di storia, un po’ genere “American Psycho”, un po’ Charles Bukowski, con uno stile scorrevole e piuttosto curato. Ci sono dettagli, dialoghi, il tutto ha un che di letterario, per quanto strano possa sembrare. Esperienze di ogni tipo, dal classico rapporto al bondage, fino al “fidanzamento” e nel blog è presente anche una certa interazione coi lettori, compresa la “Ragazza americana” che gli chiede informazioni su come diventare una lavoratrice del sesso ad Amsterdam. Parlare di un argomento del genere porta inevitabilmente a pensare al traffico di esseri umani, che per molti è strettamente connesso alla prostituzione. L’autore, com’è facilmente intuibile, non è tra questi “Nel mondo della prostituzione succedono cose brutte ma ciò non rende brutta la prostituzione in sé” spiega infatti “Nella vita succedono brutte cose. Se non ci fossero automonili non ci sarebbero morti per incidenti stradali. Se al mondo non ci fossero coltelli, non verrebbe accoltellato nessuno”.

Fonte: YOU-ng.it

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