Morte ad un rave party: perché i giovani escono armati?
Nella nottata del primo giugno è morto Antonio Franzese, 24enne di Frattamaggiore, andato ad un rave party all’Old River, in località Sopra Mulino a Castel Morrone, in provincia di Caserta. Dopo alcune indagini da parte dei carabinieri si è scoperto che il giovane è morto a seguito di una rissa, dopo vari colpi al torace causati da un’arma da taglio, probabilmente un coltello. La salma è stata portata nell’istituto di Medicina legale di Caserta affinché potessero continuare le indagini.
Oltre lui sono stati feriti altri giovani, tra i quali il fratello. Un altro ragazzo è in prognosi riservata, mentre il terzo, dopo essersi fatto medicare al pronto soccorso, è fuggito via.
I carabinieri stanno proseguendo le indagini per cercare di ricostruire la scena, capire i motivi della rissa e risalire all’assassino.
Quest’episodio apre una riflessione.
Cosa ci fanno ragazzi in giro con coltelli, ma soprattutto perché ? forse escono con l’intenzione di provocare risse e far del male a ragazzi come loro?
Purtroppo, quella di uscire armati di oggetti contundenti è una piaga sociale che è dura a morire tra i giovani d’oggi, che probabilmente si sentono più forti, più potenti a possedere armi con cui possono difendersi. Ma difendersi da chi? Da altri ragazzi che pensano le stesse cose?
Sembra un circolo vizioso dal quale è difficile uscirne, reso ancora più grave dal fatto che in questi rave party le parole d’ordine sono: droga, alcool, musica, casino.
E i genitori? Dove sono in questi casi? Chi controlla i ragazzi prima che varcano la porta di casa?
Eppure i ragazzi che escono con coltelli non sono solo quelli con problemi familiari, quelli che vivono in condizioni disagiate, no. Sono anche i ragazzi “perbene”, quelli delle famiglie altolocate, che forse, sentendosi insoddisfatti della loro condizione di ragazzi fortunati a cui non manca nulla, escono per cercare nuove avventure, quelle che lasciano il “segno”. Si, il segno lo lasciano.
Lo lasciano a quelle famiglie che, per colpa di risse causate da motivi futili, risolvibili semplicemente con il dialogo, si ritrovano a piangere il proprio figlio in un cimitero.
È l’ignoranza, la prepotenza, la voglia di essere più minacciosi degli altri che spinge i ragazzi ad uscire armati.
Allora combattiamo contro quest’ignoranza. Nelle scuole, nelle famiglie, nei centri sportivi, ovunque si trovino ragazzi: rendiamo possibile l’ instaurazione di un rapporto con gli adolescenti in modo che capiscano che è il dialogo la soluzione a tutti i problemi, non un coltello.
Anna Cecere