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Caso Azzollini: il Senato vota contro l’arresto. Vige la legge della casta.

Con il voto segreto, l’aula di Palazzo Madama ha respinto la richiesta di arresto da parte della procura di Trani.

Azzollini

Antonio Azzollini dovrà ringraziare Luigi Zanda, il capogruppo del Pd che ha inviato una lettera hai senatori del suo partito invitandoli a votare “secondo coscienza” sull’arresto dell’esponente del Nuovo Centrodestra.

Con il voto segreto, il Senato ha infatti respinto la richiesta d’arresto avanzata dalla procura di Trani per il senatore accusato di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere, nell’inchiesta sul crac della casa di cura Divina Provvidenza. Fondamentali nel salvataggio di Azzollini i voti del Pd.

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Renzi sul caso Azzollini: «Il Parlamento non è il passacarte della procura di Trani» afferma in una conferenza stampa a Palazzo Chigi «Sono convinto che il Pd abbia agito in buona fede. Chi ha letto le carte ha ritenuto, in larga maggioranza, di votare contro l’ipotesi di arresto. Io credo alla buona fede e all’intelligenza dei senatori e dei deputati. Se vedendo le carte hanno ritenuto sussistere il fumus persecutionis, evidentemente si assumono le proprie responsabilità» ha aggiunto.

Eppure sono molti a dire che il voto contrario non è altro che un segno di stanchezza e fastidio verso il potere giudiziario. Lo stesso ex magistrato Casson, ammette di aver ricevuto moltissime e-mail di protesta dopo il voto. Entrando nel merito, bisognerebbe leggere le carte davvero. A due dei senatori che hanno definito debole la richiesta di arresto, racconta: «Ho chiesto se conoscevano le accuse e hanno fatto scena muta».

Oltre che di scontro con il potere giudiziario, si potrebbe anche parlare di una legge della casta, come a dire “non mi metto contro di te, perché domani potrebbe accadere a me, e a quel punto dovrai ricambiarmi il favore”. Una sorta di rivisitazione in chiave moderna della teoria elaborata da Robert Michels nel 1911, la legge ferrea dell’oligarchia, in cui il politologo tedesco descriveva le degenerazioni del partito socialdemocratico in Germania: “La frazione parlamentare acquista potere nel partito e il parlamentare comincia a cercare di difendere i proprio vantaggi personali. Per tutti costoro l’obiettivo fondamentale diviene la sopravvivenza dell’organizzazione che assicura il loro reddito economico”.

Ora, estrapolando il comportamento e riproponendolo come caratteristica dell’agire individuale, l’aspetto più chiaro è che a dover essere tutelato non è più il partito, quale attore fondamentale del processo politico, bensì la casta fatta di politici di professione e burocrati.

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