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Ecco chi ci spia e perché

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Il nostro lettore non si faccia trarre in inganno dall’immagine che accompagna questo editoriale. L’intento è quello di tralasciare la parte tecnica per spiegare, anche in maniera ironica, un argomento che andrebbe trattato con i guanti. Nel mese appena trascorso, ovvero quello di marzo, stava per vedere la luce l’emendamento che avrebbe permesso alle forze dell’ordine di conoscere le mie categorie preferite su YouPorn. Scusate la papera, adesso mi spiego! Nel Bollettino Commissioni, 19.03.2015, pag. 10, si affermava che:“si utilizzeranno tutti gli strumenti tecnici esistenti per rendere possibile la finalità perseguita dalla norma, vale a dire l’acquisizione da remoto delle comunicazioni e dei dati presenti in un sistema informatico”. Successivamente si specificava:“non è possibile far sapere quali mezzi tecnici le forze dell’ordine useranno per perseguire i reati e contrastare il crimine, in quanto questo tipo di pubblicità vanificherebbe la loro azione”. In parole povere, le forze dell’ordine avrebbero potuto sapere a che ora e quando ti saresti visto con l’amante senza minimamente informarti sui mezzi utilizzati per venire a conoscenza dei tuoi dati. Ciò sarebbe stato giustificato dal delicato momento che stiamo vivendo. Ogni stato liberale e laico si ritrova a essere minacciato dalla piaga del terrorismo. È giusto in un momento così delicato adottare le misure più efficaci per contrastare questa piaga. Ciò fa subentrare un quesito: fino a che punto queste misure possono ledere i nostri diritti? Un luminare del diritto paragonava i diritti umani ad una rete e la minaccia, come quella del terrorismo, ad una palla. Quando la palla colpisce la rete quest’ultima si deforma. La rete, però, presenta una particolarità: riacquista la sua forma originaria non appena la palla viene respinta. Per farla breve, questo luminare era d’accordo con l’apportare modifiche alla tutela dei diritti dei singoli cittadini al fine di salvaguardare la sicurezza e l’interesse pubblico ma queste modifiche devono, in qualsivoglia caso, essere temporanee e per nessun motivo devono aggredire i diritti inviolabili dell’uomo. Anche perché su un computer come il mio troverebbero prettamente musica nu-metal che non ascolterebbero mai e filmati soft-porn che allietano i periodi di distacco dalla mia fidanzata. Allo stesso tempo devo sperare che quest’ultima non assoldi qualche elemento delle forze dell’ordine per scoprire quando la mia vicina mi invita nel suo salotto per un caffè. Forze dell’ordine che da sempre vigilano costantemente e meticolosamente sulla nostra incolumità mentre per via di questo emendamento hanno corso il rischio di sembrare dei carnefici. Il problema è che qualche spia già esiste. Rimangono un paio di domande: quali dati intercetta dai nostri dispositivi? A chi e/o dove vengono inviati questi dati?

A cura di Giuseppe Alessandro Esposito

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