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Femminicidio: nuova teoria a cura di Kiko Arguello.

Femminicidio, colpa delle mogli che non amano più i mariti”. Questa è l’eresia pronunciata da Kiko Arguello, pittore e iniziatore del Cammino Neocatecumenale, al Family Day del 20 giugno.

Nell’epoca della super-emancipazione femminile, dove si continua a combattere per far comprendere alla donna vittima di violenza da parte dell’uomo che lei è la vittima e non la causa, quest’affermazione ci lascia sicuramente sgomenti. Anche don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, dice si sia trattato di una grave e spiacevole caduta di stile.

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Ma la cosa che secondo me bisogna capire è se questo signore crede davvero a ciò che ha detto.

Qualcuno dovrebbe spiegare al caro Kiko Arguello come stanno realmente le cose, se non fosse già morta avrebbe potuto rispondergli Melania Rea, uccisa dal marito con 35 coltellate per poter essere libero di vivere le sue altre infinite storie d’amore; oppure avrebbe potuto dirglielo Maria Anastasi, ma il marito ha pensato bene di dar fuoco al corpo della donna dopo averla tramortita con un bastone, solo perché la donna non voleva accettare di avere in casa con sé e i suoi 4 figli anche l’amante del marito; o ancora avrebbe potuto contraddirlo Vanessa Scialfa, ma purtroppo è stata uccisa a 21 anni dal compagno per aver pronunciato il nome dell’ex fidanzato.

Queste naturalmente sono solo alcune delle testimonianze degli ultimi anni, ci sarebbero anche le donne sopravvissute a frequenti violenze, che sono state pestate oppure sfregiate con l’acido (la moda del momento). L’Istat dichiara che negli ultimi cinque anni le violenze sulle donne sono diminuite, sono passate dal 13,3% al 11,35%, ma d’altro canto è anche vero che le violenze sono più gravi e spesso sono compiute alla presenza dei figli, il che genera una sorta di trasmissione dei modelli comportamentali violenti tra generazioni.

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Come ha affermato Papa Francesco: “Quando gli adulti perdono la testa, quando ognuno pensa solo a se stesso, quando papà e mamma si fanno del male, l’anima dei bambini soffre molto, prova un senso di disperazione. E sono ferite che lasciano il segno per tutta la vita“.

Dal giorno dedicato alla famiglia ci si sarebbe aspettati parole di amore, di comprensione, di complicità all’interno della coppia, ma non certo un discorso del genere che rappresenta un semplice e inutile attacco alla donna e alla sua libertà.

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Laureata in Scienze politiche, indirizzo Relazioni internazionali e specializzata in Politiche ed istituzioni dell'Europa, durante la carriera universitaria ho collaborato con gruppi europeisti e assocazioni, quali CEICC ed EU-Logos Athena, pubblicando testi e articoli.

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