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Supernatural: The darkness is coming. O forse no.

Il fatto che Netflix e Game of Thrones abbiano riscritto la storia dei telefilm d’oltreoceano è sempre più manifesto. Ormai è prassi comune per ogni serie Tv la citazione o il richiamo a questo o quel “collega” per inserire l’episodio nella quotidianità del telespettatore e questa regola non scritta la segue in pieno anche il quarto episodio dell’undicesima serie di Supernatural.

BABY è un anomalo episodio di mezzo, di quelli buttati lì per riempire una stagione che mediamente conta 23/24 puntate e che non aggiunge niente alla storia principale. È uno di quegli episodi di cui NON parli il giorno dopo ma che in un modo o nell’altro ti fanno empatizzare con i protagonisti (personalmente, mi sento moooolto vicina a Dean).

La puntata si apre con una nazionalissima sequenza in cui si evidenziano fabbrica ed anno di fabbricazione della vera protagonista di Supernatural, colei che sembra avere realmente poteri sovranaturali, che è sopravvissuta a miliardi di battaglie, incendi, e varie fini del mondo: la Chevrolet Impala del 1967. Tutto nasce, cresce e muore nell’Impala. Da sempre è stato elemento fondamentale nella narrazione della storia, ha accompagnato la famiglia Winchester’s (padre e figli) ed affini per tutti gli Stati Uniti terreni, infernali e paradisiaci, è stata teatro di confessioni, patti demoniaci, patti angelici, PROTAGONISTA insomma. L’episodio è un po’ vecchio stile: solo Sam&Dean on the Road con un sottofondo musicale come sempre ineccepibile (92 minuti di applausi per il CAPOLAVORO di Bob Seger “Night Moves”), non ci sono Crowley o Castiel (presente solo telefonicamente in un modo che ricorda molto il compianto Bobby) e l’Oscurità è solo citata ogni tanto da questo o quel protagonista come richiamo a GOT, più volte sentiamo

The Darkness is coming.

“Qualsiasicosa is coming” è la frase spot più utilizzata dell’ultimo decennio. Nell’episodio accade poco o niente, gli hunters devono uccidere un nuovo mostro a metà tra un vampiro e un lupo mannaro che pare voglia costruirsi un esercito per difendersi dalla piaga dell’Oscurità; intervengono loro malgrado nell’uccisione un fermaglio perso dalla biondissima fiamma di Sam e una borsa (di Hello Kitty?! WTF) lasciata casualmente in macchina da un’improbabile parcheggiatrice. Durante il viaggio Sam ha una visione di suo padre da giovane (ora mi chiedo PERCHÉ, PERCHÉ utilizzare il giovane John e non farci sognare un pochino con Jeffrey Dean Morgan?!) che lo mette in guardia sui pericoli dell’Oscurità (che per ora a parte il risucchio delle anime manco fosse una folletto non ci pare così pericolosa).

Nonostante non ci racconti niente, quest’episodio non è noioso, anzi ci permette di capire l’evoluzione dei personaggi. Per qualche minuto i ragazzi appaiono spensierati, sognatori (più Sam che Dean), ritrovano la “gioia della caccia pura” (più Dean che Sam), la ricerca, le soste, il cibo, le ragazze: come se non fossero scesi all’inferno, saliti al purgatorio e scappati dal Paradiso e morti svariate volte negli ultimi 5/6 anni. Purtroppo la realtà si fa spazio quasi subito, questa volta però senza particolari drammi. Sam e Dean si confessano le ultime bugie che si sono detti (Sam confessa a Dean, il maggiore si tiene ben strette le sue omissioni) ma affrontando e soprattutto comprendendo le motivazione per le quali tali sono state dette.

Sam e Dean più maturi, consapevoli della loro missione, della loro forza, ma soprattutto delle loro mancanze: introspettivi e complici come non li vedevamo da un po’.

Alla fine della puntata abbiamo un unico elemento su cui riflettere: le visioni di Sam sull’Oscurità dello pseudo John (lui come noi abbiamo subito capito che non poteva essere realmente John) chi le invia?! Dio, Lucifero, un profeta?!

Aspettiamo risvolti interessanti facendo sempre un grande complimento agli sceneggiatori di Supernatural che, indipendentemetente dalla storia di fondo, non ci fanno mai mancare ironica e buona musica.

Stay tuned e intanto godetevi la chicca!

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