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Decreto Sblocca Italia: cos’è e cosa prevede?

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Da mesi, ormai, le pagine di politica interna di tutti i giornali italiani trattano il tema dello Sblocca Italia, proposto in estate dal governo Renzi e divenuto a tutti gli effetti decreto legge pochi giorni fa, dopo la firma del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Inutile dire che se ne sono sentite di ogni: da chi sostiene che è una svolta nella normativa italiana a chi, invece, ne evidenzia pecche e limiti. Fatto sta che, tutto questo parlare, non ha aiutato i cittadini italiani, come al solito, a capire di cosa tratta realmente questo decreto, ed è per questo che mi sono preso la briga di analizzarlo e provare a renderlo un po’ più chiaro.

Partiamo col dire che l’idea di fondo di questo decreto è la sburocratizzazione delle pratiche amministrative per le grandi opere e gli innumerevoli cantieri sparsi per la nazione. Sicuramente, uno snellimento degli iter burocratici è un atto dovuto, visto che, in base ai dati dell’UE, siamo uno dei paesi peggiori quanto ad efficienza della Pubblica Amministrazione. La motivazione di partenza, quindi, sembrerebbe giusta e necessaria, in questo particolare momento storico.

Entrando più nel dettaglio, il decreto è stato suddiviso in dieci paragrafi, ciascuno dei quali suggerisce gli strumenti e le contromisure da attuare al fine di sbloccare delle situazioni, da troppo tempo in stallo, in tutto lo stivale.

Il primo paragrafo, se il buongiorno si vede dal mattino, è intitolato Sblocca Cantieri e si propone l’obiettivo di semplificare le procedure al fine di ultimare le grandi opere, già avviate, con uno stanziamento di circa 3,8 miliardi di euro. Attraverso questo sblocco dei cantieri, la normativa prevede la creazione di nuovi posti di lavoro. Insomma, già questo primo punto sembrerebbe apportare soluzioni a due grandi problemi: da un lato farebbe crescere l’occupazione, che in questi anni sta toccando i minimi storici, dall’altro risolverebbe la gravosa situazione delle “cattedrali nel deserto” che da decenni ormai attendono di essere ultimate, imbruttendo il paesaggio del nostro bel Paese. Guardiamo, però, anche il rovescio della medaglia. Tralasciando lo scetticismo da parte di noi italiani, abituati malissimo negli anni alle promesse mai mantenute dai politici, di questi 3,8 miliardi, più volte reputati troppo pochi dall’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), solo 600 milioni saranno destinati al completamento di cantieri di piccole dimensioni (la stragrande maggioranza, in Italia), mentre la fetta più grossa, di oltre 3 miliardi, sarà destinata alla grandi opere, come la costruzione della linea ad alta velocità Napoli-Bari. Considerando le risorse necessarie per i lavori ferroviari, oltre a questo progetto, potrà essere fatto poco altro.

Secondo punto del decreto è lo Sblocca Comuni ed è indirizzato prevalentemente ai piccoli centri, per i quali sono in programma circa duemila interventi di ripristino, messa  in opera e ristrutturazione, per un totale di 1,3 miliardi di euro. Sono stanziati inoltre circa 10 miliardi per la rete autostradale, mentre per la manutenzione delle strade e delle ferrovie, è previsto 1 miliardo di euro e 12mila nuovi posti di lavoro. Come per il primo punto, anche qui c’è il rovescio della medaglia: innanzitutto i fondi per i piccoli comuni e per la manutenzione stradale e ferroviaria sembrano essere davvero pochi, difficilmente infatti verranno realizzati i migliaia interventi previsti dal decreto. Bottino un po’ più sostanzioso per la rete autostradale, ma non sarebbe stato meglio concentrarsi soprattutto al sud, con l’A3 che versa in una situazione di stallo da troppo tempo?

Sul tema delle infrastrutture anche il terzo paragrafo, intitolato Sblocca Reti: in questo caso, però, si tratta del comparto comunicazioni, visto che sono previste semplificazioni governative finalizzate allo sviluppo della banda larga e ultralarga in tutto il paese, oltre ad agevolazioni fiscali per interventi infrastrutturali di privati nelle aree fuori mercato. Dei dieci punti proposti, questo sembra essere quello più innovativo, fermo restando che, una volta ultimati i lavori di cablatura, è necessario attivare anche gli hotspot wi-fi ad ampio raggio, al fine di permettere una connessione gratuita ed efficiente a tutti i cittadini italiani di qualsiasi città.

Tutt’altro discorso, invece, sul capitolo Sblocca Porti, un  atto dovuto dal governo, soprattutto alla luce della questione del traghettamento della Costa Concordia fino al porto di Genoa: date le circostanze, sarebbe stato più efficiente spostare il colosso marino fino al porto più vicino, quello di Piombino che, a detta dello stesso Renzi, non era pronto ad accogliere la nave, lo stesso Presidente del Consiglio auspicava dunque un futuro intervento di miglioramento dei porti. Ogni promessa è debito, e infatti il governo ha inserito la ristrutturazione delle aree portuali più arretrate, compresa quella di Piombino, staremo a vedere, però, se effettivamente ci saranno i fondi ed i progetti necessari affinché ci si incammini sulla via della risoluzione. Di certo l’Italia, il secondo paese europeo per estensione di costa, dopo il Regno Unito, non può permettersi una tale arretratezza proprio nell’ambito portuale, importante sia dal lato turistico che da quello commerciale.

Il quinto punto, invece, è totalmente incentrato su una piaga del nostro paese: il dissesto idrogeologico. Lo Sblocca Dissesto, infatti, prevede misure che salvaguardino l’incolumità dei cittadini in caso di catastrofi alluvionali. Per l’apertura di circa 570 cantieri, saranno destinati 650 milioni, mentre altri 104 saranno localizzati nel sud Italia, al fine di realizzare opere idriche, quali depuratori, reti e collettori fognari, per un valore complessivo di 480 milioni di euro. La speranza è che questi cantieri, come tanti altri già aperti nei decenni scorsi, non restino tali ma permettano di combattere efficientemente questo fenomeno naturale: lo scetticismo è ancora tanto.

Di grande interesse, invece, è lo Sblocca Burocrazia, manifesto di tutto il decreto legge, che prevede 6 miliardi di euro di interventi su defiscalizzazione, bancabilità dei progetti, potenziamento dell’operatività della Cassa depositi e prestiti e, soprattutto, esemplificazione normativa per l’accesso ai fondi europei. Tanto bisogna fare in materia, ad oggi siamo un paese immobilizzato dalla burocrazia, ce ne accorgiamo anche noi cittadini, che perdiamo la testa per seguire iter lunghissimi e modulistiche infinite, anche soltanto per riavere un documento smarrito od ottenere un’agevolazione dovuta. La speranza è che questa strada non sia percorsa soltanto dal Governo, ma anche dalle autonomie locali, come Regioni e Comuni, visto che, se una proposta del genere non avrà seguito, rimarrà soltanto una bella idea.

Lo Sblocca Edilizia è uno dei punti cardini del decreto, sia per gli incentivi all’efficientamento energetico degli edifici, reintrodotti dopo un primo periodo di ecobonus terminato diversi mesi fa, sia per quelli destinati all’adeguamento antisismico: un paese così esposto a rischio di terremoti, non può continuare ad avere edifici costruiti con sabbia marina, mettendo a rischio l’incolumità dei cittadini, com’è successo, ad esempio, a L’Aquila nel 2009. Toccherà vedere, però, la corsa agli incentivi quanto durerà e, soprattutto, quanta burocrazia bisognerà affrontare affinché si possa accedere ai bonus.

Vero e proprio “pallino” del Presidente del Consiglio, invece, è stato lo Sblocca Export, che prevede l’istituzione di una piattaforma e-commerce destinata alla valorizzazione delle piccole e medie imprese italiane sia per incentivare il made in Italy, sia per darne visibilità in vista dell’Expo 2015 di Milano, accompagnato dai fondi europei che il governo ha già destinato al settore agroalimentare, vera punta di diamante delle piccole realtà industriali italiane. I dati degli ultimi anni testimoniano come, sebbene i prodotti italiani siano ancora tra i più ricercati sui mercati mondiali, basti pensare solo al vino, la produttività è tendenzialmente in calo ed è fondamentale, quindi, per il governo attivarsi con interventi massicci, magari non soltanto concedendo buona parte dei fondi europei, atto sicuramente dovuto, ma anche trovare altre tipologie di incentivazione, come, ad esempio, quella fiscale.

Lo Sblocca Bagnoli è stato, purtroppo, un punto cruciale, che ha portato ad uno scontro tra governo ed istituzioni locali: sebbene fosse nell’interesse di tutti effettuare interventi mirati alla bonifica ed alla riqualificazione delle acqua e dei suoli dell’ex zona siderurgica Italsider, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha mal digerito la scelta di Renzi di attuare un commissariamento della Giunta in merito alla questione Bagnoli, sospendendole, di fatto, il potere decisionale in merito alle contromisure da attuare. Se da un lato, effettivamente, la situazione è in fase di stallo da oltre vent’anni, di certo l’introduzione del commissario esterno è un azzardo che rischierebbe di peggiorare ancor di più la situazione attuale.

L’ultimo punto del decreto è lo Sblocca Energia, che in realtà dice tutto e non dice niente: la proposta di investire 17 miliardi sul geotermico, ma anche su petrolifere e stabilimenti di gas naturale, sembra un po’ contraddittoria. Se, grazie al protocollo di Kyoto, si sta andando obbligatoriamente verso una riduzione drastica di emissione di CO2, investire ancora sul petrolio sarebbe soltanto un modo per rallentare il processo di modifica del paradigma produttivo energetico. Avrebbe sicuramente avuto più senso investire questo capitale per incentivare, attraverso sgravi e sostegni forfettari,  le industrie, destinate a sostituire i propri macchinari obsoleti, ad optare per l’energia alternativa o, quantomeno, ad educarle nello stoccaggio dell’anidride carbonica attraverso il sistema Carbon Capture & Storage (CCS).

A conti fatti, quindi, in questo decreto ci sono tantissime buone idee, ma sono le modalità con le quali il governo avrebbe intenzione di metterle in pratica che lasciano parecchio a desiderare. Ad ogni modo, è già importante che il Presidente del Consiglio prenda in esame questi temi, troppe volte accantonati dai vari governi che si sono susseguiti. La speranza è che, in un modo o nell’altro, queste misure portino un miglioramento, anche minimo, della situazione attuale e rappresentino l’inizio di un cambiamento del paradigma politico italiano.

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Nasco a Napoli trent'anni fa, dove, dopo altalenanti risultati scolastici, conseguo la laurea a pieni voti in Economia presso l'Università Parthenope di Napoli, coltivando parallelamente la mia passione per il giornalismo. Sin dai tempi del liceo, infatti, comincio a collaborare per testate come Fantagazzetta.com, Impattosonoro.it, Economiaefinanza.it. Successivamente, mi aggiudico il Premio Rutelli per la mia tesi di laurea in Management Internazionale e, qualche anno dopo, comincio la collaborazione con il quindicinale dell'Arpac e con la testata "Il Denaro", oltre al mio spazio editoriale qui su OddMag.

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