Renzi blinda la Boschi: “Se cade lei, cade il governo”
“Maria Elena va difesa a tutti i costi e fino in fondo”. Così, stando alle indiscrezioni, si sarebbe espresso il presidente del Consiglio parlando a Palazzo Chigi con i suoi più stretti collaboratori del caso della ministra Boschi, finita nell’occhio del ciclone dopo il varo del decreto salva-banche
Le opposizioni, senza nemmeno troppo infierire, chiedono le dimissioni della renziana doc e preparano una o più mozioni di sfiducia, in attesa che la stessa Boschi riferisca in Parlamento del salvataggio di Banca Etruria, il cui vice-presidente è proprio il padre della ministrà.
Renzi non intende cedere di un millimetro. La responsabile delle Riforme, ‘mamma’ dell’Italicum, non è un ministro qualunque. E’ il cuore del renzismo. Se cadesse lei si rischierebbero ripercussioni politiche imprevedibili che potrebbero perfino travolgere l’intero esecutivo portando il Paese verso le elezioni politiche anticipate. Il premier – stando alle fonti dem contattate – si sarebbe affrettato a chiamare i big della minoranza interna e dei centristi (Ncd-Area Popolare e Scelta Civica) chiedendo loro di essere solidali e di non affondare il colpo sulla ministra.
Non solo. Renzi avrebbe anche convinto i più riottosi, sia tra gli alfaniani sia tra la sinistra dem, a desistere da critiche eccessive nei confronti della Boschi, pretendendo soprattutto la garanzia del voto contrario sulla mozione di sfiducia annunciata da M5S, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il segretario del Pd avrebbe anche ipotizzato uno scenario di crisi e di corsa al voto anticipato (spauracchio per i centristi dell’Ncd, sotto il 2% nei sondaggi, e per la minoranza dem, che non verrebbe ricandidata) qualora non ci fosse quella compattezza richiesta nel difendere la Boschi. Va bene la Commissione d’inchiesta sul sistema bancario, va bene la soluzione per cercare di venire incontro alle migliaia di risparmiatori rimasti senza soldi, ma la ministra delle Riforme non si tocca. Pena un effetto a catena che travolgerebbe l’intero governo e farebbe perdere molte poltrone a chi quasi certamente, in caso di elezioni anticipate, non tornerebbe in Parlamento.
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