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Poliamore: realtà anche in Italia. Ma cos’è?

Le relazioni umane, anche amorose, affettive e sessuali, e i loro modi di viverle, concettualizzare e regolarle, sono sempre state complesse e articolate nella realtà, sicuramente molto di più di quanto siamo abituati a pensare o quanto lasciano trasparire le norme sociali o legali. Da qualche anno attorno al termine “Poliamore” stanno nascendo sia riflessioni teoriche che gruppi organizzati di persone. Per saperne di più abbiamo sentito Luca Boschetto, fondatore e co-redattore di Poliamore.org, fra coloro che per primi hanno portato il concetto di poliamore in Italia.

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Luca, cosa è e come definiresti il Poliamore?

Una definizione semplice ma accurata di poliamore è quella che usiamo anche come sottotitolo del nostro sito, Poliamore.org: Amare più persone nella piena consapevolezza di tutti. Il poliamore è quindi una modalità relazionale – qualcuno si spinge a chiamarlo orientamento relazionale – che riconosce il desiderio di molti di poter intrecciare relazioni affettivo/romantiche e/o sessuali con più persone allo stesso tempo, ma nel pieno rispetto del diritto di ciascuna e ciascun componente di una relazione di essere pienamente informato delle altre relazioni della (o delle!) persone amate. Il poliamore, quindi, fa parte della famiglia delle cosiddette non-monogamie etiche.

Esistono numeri o stime sulla dimensione del fenomeno? Chi riguarda?

Difficile fare stime, soprattutto sulla popolazione italiana. Negli Stati Uniti, dove il fenomeno esiste da più tempo, si stima che circa 500.000 persone vivano relazioni di questo genere. Il fenomeno riguarda persone di ogni estrazione sociale, età, genere e orientamento sessuale. Dall’unico, piccolo sondaggio finora fatto in Italia a dicembre 2013 sembrerebbe esserci una prevalenza di persone fra i 25 e 34 anni, con un buon equilibrio fra i due generi principali e una buona rappresentanza di generi non binari, con orientamento eterosessuale nel 30% dei casi, tendenzialmente etero nel 27% dei casi, omosessuale o tendenzialmente omosessuale nell’8% dei casi e bi/pansessuale nel 35% dei casi.

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Quali difficoltà, pregiudizi o discriminazioni subiscono le persone poliamorose?

I principali sono quelli relativi al fatto che il poliamore, secondo molti, sarebbe solo una scusa per legittimare un tradimento. Quello che rispondiamo noi è che il tradimento non è fare sesso con qualcuno di diverso dal proprio partner, ma tradirne la fiducia. Nel poliamore, dato che l’apertura a più relazioni è pienamente consensuale e tutte le persone coinvolte ne sono informate, chiaramente la fiducia viene pienamente rispettata. Altri pregiudizi riguardano il fatto che una persona sia poliamorosa perché ha paura di impegnarsi. Ma anche in questo caso: il poliamore riguarda relazioni spesso intense e affettivamente coinvolgenti. Se ho paura di impegnarmi, piuttosto che avere relazioni poliamorose – che l’impegno, invece, lo moltiplicano! – mi limiterò a relazioni più superficiali e ricreative, no?

Quando si parla di poliamore a qualcuno viene in mente la poligamia, e in particolare la condizione di sottomissione della donna della poligamia nel mondo islamico, come rispondete a queste accuse?

Rispondiamo che poliamore e poligamia di stampo religioso hanno ben poco a che spartire. Se il poliamore ha le fondamenta etiche forti di cui parlavamo prima, e se è basato sul pieno consenso di tutte le persone coinvolte, è ovvio che tale consenso non può che partire da una base di libertà individuali paritarie. E allora, nel poliamore ciò che vale per un uomo non può che valere anche per una donna.


All’altro estremo ci sta chi pensa che poliamore sia soltanto un altro nome di promiscuità, scambismo, e vita sessuale libera da ogni limite…

Nulla in contrario a queste pratiche o stili relazionali, ma il poliamore è altro. Ad esempio, una delle confusioni più frequenti è che il concetto di poliamore e quello di coppia aperta siano sovrapponibili. Invece, innanzitutto il poliamore non necessariamente parte da una coppia primaria; e poi, tipicamente, nella coppia aperta, così come nello scambismo, i due componenti della coppia si concedono reciproca libertà sessuale, con più o meno regole stabilite, ma delle quali quella pressoché sempre presente è che la libertà sia, appunto, solo sessuale, e guai a innamorarsi. Nel poliamore, invece, ci si riconosce reciprocamente la libertà di poter vivere anche altre relazioni che, almeno potenzialmente, possano essere a tutto tondo, coinvolgenti sul fronte sessuale come su quello affettivo.

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La comunità poliamorosa nasce come spazio aggregativo e di scambio, quali sono le piattaforme le associazioni e i gruppi in Italia? Quali attività o iniziative promuovono e organizzano?

La comunità poliamorosa nasce soprattutto come supporto alle persone che vivono in questo modo le proprie relazioni, o che ne siano incuriosite e desiderino saperne di più. Infatti, dato che la cultura dominante nella quale viviamo è, almeno ufficialmente, basata sulle relazioni monogame non esiste nella nostra cultura una narrativa a supporto di questo tipo di relazioni. E allora, molto spesso, ci si trova spersi, a non sapere a chi chiedere supporto. Il movimento in Italia si è aggregato fin dal 2009 intorno ad un gruppo Facebook che ancor oggi è il più numeroso (oltre 2300 membri). Dal 2012 la comunità ha iniziato ad incontrarsi nella vita reale, dapprima a Bologna e poi in numerose altre città (le più attive oggi sono sicuramente Roma e Torino, ma anche Milano, Padova e altre) con incontri di vario genere: da incontri di auto mutuo aiuto (chiamati scherzosamente “polimeriggi”) a incontri a tema, a serate cineforum, ad aperitivi più informali. Al momento non esiste un’associazione ufficiale: la comunità si organizza da sempre spontaneamente e in modo informale, anche se proprio nei prossimi giorni costituiremo un’associazione per via delle necessità correlate all’organizzazione di eventi sempre più importanti, fra cui un incontro nazionale l’estate prossima.

Oltre alle attività aggregative ci sono degli obiettivi pubblici di riflessioni che ritenente vadano sollevate a livello generale? Ci sono delle richieste specifiche di attenzione o provvedimenti legislativi che vi interessano?

Vista la situazione legislativa, soprattutto in Italia, sulle istanze LGBT, sicuramente è prematuro pensare a battaglie politiche che tendano ad ottenere dei provvedimenti legislativi ad hoc: di sicuro è necessaria prima un’operazione culturale e di divulgazione su cosa significhino queste relazioni e quale possa essere il loro impatto, spesso positivo, anche a livello sociale. Il movimento poliamoroso tuttavia condivide con il movimento LGBT molte delle istanze relative al riconoscimento e alla tutela delle proprie relazioni, soprattutto quando siano coinvolti dei minori. In alcuni stati degli Stati Uniti e provincie del Canada si cominciano a vedere possibilità quali l’inserimento di più di due genitori sugli atti di nascita. In nessun paese al mondo, comunque, le relazioni poliamorose in quanto tali hanno ancora ottenuto un riconoscimento legale.

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Negli ultimi anni, per la prima volta, un accenno al riconoscimento della dimensione poliamorosi è stato, pur timidamente, inserito nel documento politico del Roma Pride, questa cosa ha suscitato notevoli polemiche, oltre che tra i soliti integralisti omofobi, anche all’interno della comunità omosessuale, in particolare tra chi ha ritenuto che questo riferimento fosse del tutto inopportuno e controproducente se inserito nel dibattito per l’estensione del matrimonio o delle unioni civili alle coppie dello stesso sesso. Come rispondete a queste perplessità e a queste critiche?

Mi sembra di sentire le eco di chi anni fa riteneva sconveniente (e alcuni tuttora!) associare le battaglie delle persone transgender e transessuali a quelle delle persone che si riconoscevano nelle altre lettere dell’acronimo LGBT. Ovviamente da una parte è vero, può essere strategicamente sconveniente: negli Stati Uniti più di un politico ha sventolato lo spauracchio della “slippery slope”, la china pericolosa che avrebbe portato al riconoscimento delle unioni multiple se si fosse concesso il diritto al matrimonio egualitario. Ora: innanzitutto quello che ritengo pericoloso è che un movimento che basa le proprie rivendicazioni sul riconoscimento del diritto di ciascuno di vivere liberamente la propria vita affettiva e sessuale inizi a discriminare i diritti di altri che sollevano le stesse identiche istanze e faccia una classifica di chi sia il diritto più importante, tradendo così le sue radici più profonde che, ricordiamo, sono quelle dell’autodeterminazione. Se svendiamo il nostro diritto all’autodeterminazione e ci adeguiamo a degli standard mutuati dalla cultura eterosessuale e monogama dominante avremo vinto qualche diritto, sebbene importante, ma avremo perso la battaglia più grande e importante. In secondo luogo: forse pochi ambiti come quello poliamoroso, anche per quanto riguarda le persone eterosessuali, possono essere alleati forti di queste istanze del mondo LGBT, perché sono anche le proprie. E allora, forse, se smettessimo di continuare a frammentarci in minoranze sempre più piccole finché nessuno conterà più nulla e riconoscessimo che le stesse battaglie sono comuni a tutti noi in modo trasversale all’orientamento e all’identità sessuale e relazionale avremmo di sicuro tutti insieme una voce più forte e rappresentativa.

Qualche lettura per chi volesse sapere e di più? Qualche indicazione a chi volesse conoscere meglio questo mondo?

In italiano, purtroppo, il panorama editoriale sul tema è ancora molto ristretto: è stato tradotto solo l’anno scorso “La zoccola etica”, un libro che è stato uno dei “testi sacri” del movimento poliamoroso anglosassone fin dal 1997. Per chi legge anche in lingua inglese, sicuramente il testo che consiglierei è “More Than Two”, pubblicato l’anno scorso e presentato recentemente dagli autori anche ad un incontro ospitato dal Mario Mieli a Roma. Altre letture utili sicuramente le si possono trovare negli articoli pubblicati su Poliamore.org, il primo sito monografico sul tema in Italia. E poi, sicuramente, è utile conoscere altre persone poliamorose, magari proprio agli incontri di cui parlavo sopra: il confronto e il supporto di persona, soprattutto su tematiche che coinvolgono la sfera emotiva e relazionale, è insostituibile.

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Nato a Napoli nel giugno del '78, abbandona le arti per amore del vile denaro e si laurea in economia aziendale; diventa commercialista e si pente poco dopo. Fonda delle aziende tra cui la Odd Creative, è dirigente di una squadra di calcio, odia le cipolle e la stupidità in genere, ama in maniera smodata la frase: liscio come l'olio.

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