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“Morire di sonno” – è solo un modo di dire?

Si può morire per mancanza di sonno?
Con il caldo di questi giorni dormire è quasi un miraggio e a qualcuno sarà capitato di dire “muoio di sonno”. È davvero possibile? Ecco la risposta della scienza.

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Michael Jackson sarebbe rimasto senza sonno “reale” per 60 giorni.  Il motivo sarebbe legato all’assunzione, da parte di Jackson, del Propofol, il potente anestetico che avrebbe causato la sua morte, che il “re del pop” era solito chiamare “il suo latte”. Secondo quanto riferito al processo in corso contro la AEG (la società di promozione del concerto al quale si stava preparando Jackson) dal dottor Charles Czeisler, della Division of Sleep Medicine presso la Harvard Medical School, la droga interrompe i normali cicli del sonno e priva il corpo della cosiddetta fase REM, ovvero Rapid Eye Movement, proprio quella che dà la sensazione alle persone di aver trascorso una notte riposante. Si tratta della fase accompagnata generalmente dai sogni ed è l’ultima delle 5 macroscopiche in cui è suddiviso il sonno stesso.

La quantità di sonno di cui ciascuno ha bisogno è soggettiva, perché esistono i cosiddetti brevi dormitori e i lunghi dormitori, ma se si dorme meno di 5 ore per tutti si deve parlare di insonnia patologia. La privazione cronica di sonno – dicono gli esperti – ha conseguenze anche gravi come la sonnolenza diurna e i colpi di sonno improvvisi, ma dagli esperimenti sulle cavie si è visto che si può arrivare anche alla morte rapida.

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Uno studio recente rileva che la privazione di sonno porta a cambiamenti psicologici e fisiologici importanti. In un uomo non è mai stata osservata la morte per mancanza di sonno, ma è chiaro che le conseguenze psicologiche che ne derivano (dalla paranoia alla depressione, alla difficoltà di concentrazione) possono aumentare il rischio di incidenti e suicidio.
Dal punto di vista fisico, il non dormire colpisce l’intero organismo, determinando: aumento della pressione sanguigna e del rischio di infarto; alterazioni ormonali e innalzamento dei livelli di cortisolo (ormone dello stress); incapacità di metabolizzare il glucosio creando nella persona “voglia di carboidrati” che la spinge a mangiare troppo preferendo cibi calorici e poco salutari (rischio di obesità, diabete, cancro e malattie cardiocircolatorie); abbassamento delle difese immunitarie e della temperatura corporea (ipotermia); e morte delle cellule cerebrali con conseguente perdita di memoria e inattività: effetti che – spinti alle estreme conseguenze – possono trasformare l’insonne in un vegetale vivente.

Siamo in vacanza, i ritmi sono diversi, e i tempi – dedicati unicamente al relax e al divertimento – diventano serrati, ma non dimentichiamoci di volerci bene, e di preservare 365 giorni all’anno il nostro organismo.

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Appassionata di viaggi e molto molto curiosa, ricerca sempre l'insolito, bistrattando ogni forma di clichè e consuetudine. Fabiana è una giornalista, blogger, chimica e ricercatrice. Bugia, Fabiana non è niente di tutto ciò :D

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